UN TESTO CONTROVERSO
Le risorse che riguardano il tema della generazione del progetto, nel design o nell’architettura coinvolgono non solo ciò che è digitale e web-oriented ma anche ciò che è off-line, inteso come sconnesso e distante dai prodotti della rete.
Anche se stiamo assistendo al fenomeno sociale più pervasivo dell’era moderna è anche vero che esistono vie di fuga dove approfondire alcuni concetti chiave senza farsi ingannare necessariamente dall’effimero. Non alludo semplicemente all’uso massivo di internet e dei social media e di conseguenza all’utilizzo smodato dello smartphone: il web è semplicemente un mezzo di accesso alle informazioni e lo smartphone un oggetto tecnologico; a noi è demandata la capacità di correlarci in modo adeguato con questi strumenti.
Alcuni testi possono servirci in tal senso. L’eccesso di complicazione degli strumenti di comune utilizzo è il punto di partenza per l’analisi che Donald Norman esplica nel suo “Il design del futuro” edito da Apogeo.
Costruire e progettare a misura d’uomo e per l’uomo è, e rimane, l’unico paradigma percorribile per non perdersi nell’ipertecnicismo e nella sudditanza nei confronti di ciò che è connesso, ad esempio, al concetto di intelligenza artificiale.
Il 2019, ad esempio, sarà l’anno dell’internet of cars: verranno sempre più implementati servizi di connessione online tra le auto che diventeranno sempre più “smart”. Ma perché l’interazione con le macchine diventi efficace, è necessario che “le macchine siano prevedibili e comprensibili. Le persone devono poter interagire in modo naturale, e la consapevolezza dello stato e delle azioni della macchina deve essere continua, efficace e non intrusiva.”
Digitale non è necessariamente intelligente. Nella stessa domotica, che pensavamo essere un mercato ormai maturo, certe centraline per il controllo della temperatura degli ambienti hanno interfacce di programmazione che necessitano di un manuale utente di oltre cinquanta pagine. Per non parlare di quello riservato all’installatore.
Molti dei materiali e degli apparati utilizzati nella progettazione contemporanea sono inutilmente complicati: gli ambienti domestici e lavorativi hanno bisogno di continua manutenzione legata alla pervasività di connessioni “fragili” tra ciò che è tangibile e ciò che è digitale.
Siamo ammaliati dalle parole e dalle sigle che le startup hanno ereditato dalle newco: AI, Intelligenza artificiale, 2.0, 4.0. Subiamo una lenta ma inesorabile sottomissione della cultura e della conoscenza alla propaganda, e della proazione, ovvero la libertà delle persone di sperimentare, innovare e progredire, alla sudditanza mediatica.
In questo il web è terreno di scontro quotidiano: i politici usano i social per i loro comunicati ed allo stesso modo le notizie di cronaca, di qualunque peso ed entità, si propagano attraverso la rete forti della loro estemporaneità.
Il testo citato, seppur ridondante rispetto ad alcuni concetti, rappresenta comunque un punto di incontro tra le necessità legate all’usabilità e quelle insite nell’innovazione tecnologica.
David Norman, Il Design del futuro, Apogeo, 2007
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