Il green design non è solo moda
Nell’epoca dell’eco-consapevolezza, dell’immancabile green design, l’architettura si riveste di verde. Alberi, foreste verticali, muri di piante rampicanti e tanti, tanti materiali “di riciclo”. Ne avevo parlato anni fa di come lo jungle style non fosse altro che uno dei prodromi di questo sentire. Dietro a questa facciata si nasconde spesso una realtà meno allettante: il greenwashing che dilaga come un virus in ogni settore produttivo non poteva esimersi dal contagiare anche il settore delle costruzioni. Pochi progetti veramente sostenibili emergono dall’ondata di promesse eco-friendly. Questi progetti, giovano delle best practice applicate nel campo dell’architettura, ma si riconducono ancora a ridotti esempi di progettazione legata a vere politiche di sviluppo sostenibile del territorio.
Eppure, il green design non è solo una tendenza temporanea, ma piuttosto una risposta necessaria e continua alla crisi ambientale globale. Molte organizzazioni, istituzioni e professionisti del settore si impegnano sempre più nell’integrare principi di sostenibilità nei loro progetti, sia per ridurre l’impatto ambientale sia per promuovere un futuro più sostenibile per il futuro dell’umanità.
Al di la degli esempi virtuosi, limitati e un poco autoreferenziali, però, quello delle costruzioni è oltretutto uno dei settori che più contribuisce alle emissioni climalteranti. Purtroppo anche nel nostro Paese, manca la consapevolezza di quali siano le fasi in cui un edificio emette CO2 ignorando quasi sempre le fasi di realizzazione e trasporto dei materiali.
La produzione di CO2 in Architettura ed il carbonio incorporato
In base alle valutazioni della Commissione Europea, il settore delle costruzioni si rende colpevole del 40% della richiesta di energia primaria nell’Unione Europea, contribuendo al 36% delle emissioni di gas serra. In Italia, il settore residenziale rappresenta il 27,9% della domanda energetica e il 24,2% delle emissioni di gas serra. Tuttavia, nonostante la chiarezza di tali dati, il problema del carbonio incorporato nelle costruzioni è ancora ampiamente trascurato, specialmente nel contesto italiano.
Il carbonio incorporato, che costituisce una parte significativa delle emissioni di gas serra di un edificio, richiede un’attenzione prioritaria per affrontare efficacemente il cambiamento climatico. Ridurre le emissioni in tutte le fasi del ciclo di vita di un edificio, a partire dalla selezione dei materiali, rappresenta un elemento cruciale nel percorso di mitigazione dei cambiamenti climatici, un compito di fondamentale importanza per il settore edilizio.
Le previsioni del Green Building Council indicano che oltre il 50% delle emissioni totali di carbonio di tutte le nuove costruzioni globali tra il 2020 e il 2050 saranno attribuibili al carbonio incorporato. Quindi alle emissioni correlate ai materiali e alla fase di costruzione o ristrutturazione degli edifici. Calcolare e tracciare con precisione il carbonio incorporato negli edifici e nelle infrastrutture può presentare sfide significative. Stime attendibili indicano però che questo fattore rappresenta circa l’11% delle emissioni globali di gas serra, come riportato nel Global Status Report 2017 redatto dallo United Nations Environment Programme (UNEP).
Alla Ricerca di Soluzioni: L’Economia Circolare come Alternativa
L’economia circolare emerge come un’alternativa promettente al modello lineare di consumo e produzione. Questo approccio, basato su riduzione, riutilizzo e riciclo, sfida il paradigma tradizionale e offre una strada per ridurre l’impatto ambientale dell’architettura moderna. Tuttavia, fino a quando l’architettura rimane legata a un modello insostenibile di consumo di risorse, l’economia circolare rimarrà una chimera inaccessibile. Nel contesto del design e dell’architettura, il concetto di “ridurre, riutilizzare, riciclare” guida sempre più le decisioni progettuali.
Materiali da costruzione riciclati, come legno, metallo e vetro, sono sempre più utilizzati per creare spazi sostenibili ed esteticamente accattivanti, ma sempre più attenzione andrebbe posta a questo tipo di materiali riciclati proprio per alcune proprietà che li potrebbero rendere ancor più problematici in fase di smaltimento di quelli “di primo uso”. L’attenzione al ciclo di vita dei prodotti e dei materiali è fondamentale, così come l’adozione di pratiche di “green design circolare” che facilitino lo smontaggio, la riparazione e il riutilizzo.
Green Design ed Economia circolare
Riciclo e Riutilizzo nei Materiali da Costruzione: Il riciclo dei materiali da costruzione è diventato una pratica sempre più diffusa nell’architettura contemporanea. Materiali come il legno riciclato, il metallo rigenerato e il vetro recuperato vengono utilizzati per creare spazi sostenibili e esteticamente affascinanti. Ad esempio, vecchie travi di legno possono essere trasformate in pavimenti eleganti, mentre il metallo recuperato può essere fuso e ri-plasmato per creare opere d’arte architettoniche uniche.
Ciclo di Vita dei Prodotti e dei Materiali: Il concetto di ciclo di vita è fondamentale nella progettazione sostenibile. Vanno considerate non solo le fasi di utilizzo di un prodotto o di un materiale, ma anche le quelle di produzione, trasporto, installazione e smaltimento. Questo approccio olistico consente di ridurre gli sprechi e massimizzare l’efficienza, garantendo che ogni fase del ciclo di vita contribuisca alla sostenibilità complessiva del progetto.
Innovazioni nel Design Circolare: Il design circolare sta emergendo come una risposta innovativa alle sfide ambientali. Il vero green design promuove la creazione di prodotti e spazi che sono concepiti per essere facilmente smontati, riparati, riutilizzati o riciclati alla fine della loro vita utile. Ad esempio, mobili modulari realizzati con materiali riciclabili consentono agli utenti di adattare e trasformare i loro ambienti senza generare rifiuti.
L’esperienza dei Cam in Italia
In Italia, negli ultimi anni, sono stati introdotti i Criteri Ambientali Minimi (CAM) in diversi settori, compreso quello delle costruzioni edili. Questi criteri, obbligatori, mirano a ridurre l’impatto ambientale e aumentare la trasparenza nella scelta e nell’origine dei materiali utilizzati. I primi CAM sono stati stabiliti nel 2015 per la progettazione, la costruzione e la manutenzione degli edifici pubblici. Successivamente, nel 2017, sono stati aggiornati per includere specifiche tecniche sui materiali da utilizzare, come calcestruzzi, laterizi e prodotti in legno, al fine di garantire il riciclo e la riduzione di sostanze nocive.
Come funzionano i Cam
I CAM richiedono che almeno il 15% del peso totale dei materiali utilizzati in un edificio, sia esso nuovo o ristrutturato, sia costituito da materiali riciclati o recuperati. Per alcune categorie di materiali, come il calcestruzzo e il gesso, sono fissate percentuali minime di materiale riciclato da utilizzare. Anche gli isolanti devono contenere quantità minime di materiale riciclato, mentre per il legno è necessario che provenga da foreste gestite in modo sostenibile o sia riciclato. Per l’acciaio, sono imposti specifici requisiti sul contenuto di materiale riciclato.
Nell’ultimo aggiornamento dei CAM del 2022, viene posta maggiore attenzione all’approccio del Life Cycle Assessment (LCA) e vengono previste premialità per competenze qualificate sugli aspetti ambientali ed energetici degli edifici. Viene anche considerato il Building Information Modeling (BIM), con incentivi per l’implementazione di informazioni ambientali nel sistema di gestione del progetto. I CAM sono obbligatori anche per gli edifici di interesse culturale o storico, anche se possono esserci eccezioni in caso di vincoli o normative più restrittive.
Che cosa si intende per architettura sostenibile?
Al di là del greenwashing e delle promesse vuote, l’architettura sostenibile si basa su principi fondamentali. L’efficienza energetica, l’utilizzo responsabile delle risorse, la qualità ambientale interna e l’adattabilità sono pilastri su cui poggia una pratica architettonica veramente sostenibile. Esistono esempi che dimostrano che è possibile realizzare edifici che non solo minimizzano l’impatto ambientale, ma promuovono anche il benessere umano e la prosperità economica a lungo termine. Vediamone i principi:
Efficienza Energetica: L’architettura sostenibile si impegna a ridurre il consumo energetico degli edifici attraverso l’adozione di tecnologie e pratiche progettuali innovative. Questo include l’ottimizzazione dell’isolamento termico, l’utilizzo di sistemi di riscaldamento e raffreddamento efficienti e l’integrazione di energie rinnovabili come solare, eolica e geotermica.
Utilizzo Responsabile delle Risorse: La conservazione delle risorse naturali è al centro dell’architettura sostenibile. Il vero green design si traduce nell’impiego di materiali locali, riciclati o a basso impatto ambientale, nonché nella riduzione degli sprechi durante la fase di costruzione e nell’ottimizzazione del ciclo di vita degli edifici.
Qualità Ambientale Interna: Gli edifici sostenibili sono progettati per garantire un ambiente interno sano e confortevole per gli occupanti. Questo include la massimizzazione della luce naturale, la ventilazione efficiente, la gestione della qualità dell’aria e l’uso di materiali non tossici.
Adattabilità e Resilienza: L’architettura sostenibile abbraccia la flessibilità e la capacità di adattarsi ai cambiamenti climatici e alle esigenze degli utenti nel tempo. Gli edifici sono progettati per essere resilienti agli eventi estremi e per favorire una vita comunitaria sostenibile.
L’architettura non estrattiva come massimo obiettivo per il green design
L’architettura non estrattiva è un paradigma progettuale che si basa sull’idea di creare edifici e spazi urbani senza ricorrere all’estrazione e all’utilizzo intensivo di risorse naturali non rinnovabili. Questo approccio promuove l’adozione di materiali riciclati, riciclabili e a basso impatto ambientale, riducendo al minimo il consumo di energia e la produzione di rifiuti durante tutto il ciclo di vita di un progetto.
Benefici Ambientali dell’Architettura Non Estrattiva
L’abbandono delle pratiche estrattive a favore dell’architettura non estrattiva porta una serie di benefici ambientali significativi:
Riduzione delle Emissioni di CO2: L’uso di materiali riciclati e a basso impatto ambientale riduce le emissioni di anidride carbonica associate alla produzione e al trasporto di materiali da costruzione tradizionali.
Conservazione delle Risorse Naturali: Riducendo la dipendenza dalle risorse naturali non rinnovabili, come i minerali estratti per la produzione di cemento e acciaio, l’architettura non estrattiva contribuisce alla conservazione delle risorse naturali preziose.
Minimizzazione dei Rifiuti: L’utilizzo di materiali riciclati e riciclabili riduce la quantità di rifiuti destinati alle discariche, promuovendo un’economia circolare e riducendo il consumo di spazio per lo smaltimento dei rifiuti.
Green Design vs l’impatto del Materiale di Scavo nell’Architettura Tradizionale
L’architettura tradizionale spesso richiede grandi quantità di materiali di scavo per la preparazione del terreno e la costruzione delle fondamenta. Questo processo può comportare l’estrazione di grandi quantità di suolo, roccia e altri materiali, con conseguenti impatti negativi sull’ambiente, tra cui l’erosione del suolo, la distruzione degli habitat naturali e la produzione di emissioni di gas serra.
Secondo le stime, l’industria delle costruzioni è responsabile di una quantità significativa di materiali di scavo consumati ogni anno. Ad esempio, negli Stati Uniti, oltre 500 milioni di tonnellate di materiale di scavo sono prodotti ogni anno solo dalle attività di costruzione e demolizione.
Come funziona l’architettura non estrattiva
L’architettura non estrattiva cerca di affrontare il problema del materiale di scavo in diversi modi:
Riuso e Riciclo: Promuovendo il riuso e il riciclo dei materiali di scavo, come il terreno e la roccia, per la costruzione di nuovi progetti, si riduce la necessità di estrarre nuove risorse.
Utilizzo di Materiali Alternativi: L’architettura non estrattiva favorisce l’uso di materiali alternativi. I materiali riciclati e i materiali naturali locali, richiedono una minore o nessuna estrazione di risorse.
Minimizzazione dell’Impatto del Terreno: Attraverso tecniche di progettazione e costruzione innovative, l’architettura non estrattiva cerca di ridurre al minimo l’uso di materiali di scavo e di massimizzare il riuso delle risorse esistenti sul sito.
Il green design è una gran bella cosa ma non è piantando alberi sul tetto degli edifici che riusciremo a gestire le risorse (non infinite) del nostro pianeta . Il “green design” dovrebbe essere un approccio alla progettazione di prodotti, edifici, sistemi e processi in grado di ridurre significativamente l’impatto ambientale. Un processo “naturale” in grado di massimizzare l’efficienza delle risorse, la sostenibilità e il benessere umano. Questo significa integrare principi di ecologia, risparmio energetico, utilizzo di materiali riciclabili, riduzione degli sprechi e rispetto per l’ambiente fin dalle fasi iniziali del processo di progettazione.
Un autentico green design non dovrebbe limitarsi a semplici soluzioni superficiali. Dovrebbe implicare un’analisi approfondita degli impatti ambientali lungo l’intero ciclo di vita del prodotto o del processo, con l’obiettivo di ridurre al minimo l’inquinamento, il consumo di risorse non rinnovabili e l’emissione di gas serra.
m.s.
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