IL DISTANZIAMENTO
Come tutti ben sanno, in tutto il 2020 l’emergenza sanitaria dovuta al Covid ha imposto restrizioni legate al distanziamento sociale: restrizioni che si sono concretizzate in distanze di sicurezza e metodi di contenimento del virus in ambito lavorativo.
Il mezzo più comune ed economico imposto da questa situazione è stata la “barriera antifiato in plexiglass” da usarsi negli uffici privati e pubblici per eliminare il più possibile il contagio diretto dovuto alle “goccioline” emesse durante la respirazione da eventuali soggetti contagiosi.
Da un punto di vista lavorativo in realtà le “barriere”fisiche ci sono sempre state: negli spazi aperti al pubblico di banche e uffici postali ad esempio queste sono state sempre presenti almeno fino agli anni novanta del secolo scorso con funzionalità legate alla sicurezza. Negli uffici privati “open space” invece le divisorie han sempre avuto più che altro funzioni di isolamento visivo e acustico.
Al di la della loro efficacia, la reintroduzione “forzata” di divisorie trasparenti all’interno degli uffici non ha creato particolari problemi nella gestione degli spazi in quanto fortunatamente la tecnologia corrente ha consentito l’utilizzo di barriere quasi “invisibili” e tutto sommato economiche. Ma non è tutto plexiglass quello che “non si vede”.
IL PLEXIGLASS ( O PMMA)
Queste sue caratteristiche lo hanno imposto come materiale all’avanguardia in tantissimi settori: dall’illuminazione all’arredo di interni, dall’edilizia alla produzione di oggettistica il Plexiglass è stato per anni utilizzato in ogni sua possibile forma e colorazione.
Il suo successo, dovuto alla sua tenacia, durezza e resistenza, nel corso degli anni, si è dimostrato così radicato che molto spesso i non addetti ai lavori confondono altre plastiche trasparenti chiamandole con questo nome.
Una curiosità: il termine Plexiglass è come detto il nome commerciale utilizzato dall’azienda Evonik del Polimetilmetacrilato (pmma) ma in realtà lo stesso materiale ha diversi nomi commerciali come Acryrex, Altuglas,Degalan, Polyplex etc che cambiano a seconda del produttore. Il successo del plexiglass rispetto al policarbonato per quanto riguarda gli oggetti “di poco valore” è dovuto al suo costo notevolmente inferiore rispetto al policarbonato.
Costo che è notevolmente lievitato a causa dell’attuale domanda per la realizzazione delle “barriere anti-covid”. Queste barriere dovrebbero essere utilizzate in quanto semplici lastre trasparenti; dovremmo utilizzarle fini a se stesse in modo da percepirle il meno possibile ed invece gran parte delle proposte che purtroppo si vedono dappertutto prevedono cornici ed “accessori” in altro materiale che sviliscono le caratteristiche del materiale stesso creando non separazioni impalpabili ma accrocchi più o meno instabili.
Non c’è nulla di bello nella separazione e trovo piuttosto ridicoli i tentativi delle riviste di settore di farci digerire come “piacevoli” tali interventi di distanziamento. La verità è che sono orrendi ma in queste circostanze servono. Ed il plexiglass grazie alle sue doti di trasparenza ed economicità rispetto ad altri materiali fa bene il suo lavoro.
TRASPARENZE E DESIGN
Ma, è proprio a causa delle caratteristiche chimico fisiche di questo materiale, che il Plexiglass difficilmente è stato utilizzato per la produzione in serie di oggetti di design vero e proprio preferendogli altri polimeri più malleabili e morbidi. Spesso, ma non sempre, è stato relegato al mondo della realizzazione dei gadget da ufficio a basso costo.
A onor del vero Kartell, ad esempio, ha utilizzato anche il pmma nella produzione di alcune lampade ma una delle sue sedie più famose la Louis Ghost di Philippe Starck è in policarbonato.
Entrambi i materiali sono molto più leggeri del vetro anche se il pmma è più luminoso rispetto al policabonato grazie ad una trasmittanza maggiore della luce. Ma il policarbonato ad esempio ha una tendenza minore ad ingiallire rispetto al Plexiglass.
Gli oggetti in plastica “trasparente” riescono ad essere perfetti in ogni ambiente: tranne quando vengono abbinati ad esempio con mobili in vetro. Meglio un tavolo in legno, anche di antiquariato, circondato da sedie trasparenti che accostare una lampada in pmma ad un tavolo in vetro. Trasparenze “diverse” dei materiali creano alterazioni e rifrazioni spesso non piacevoli alla vista. Un po’ come quando nel vestirsi si accostano due colori “quasi uguali”: si assomigliano ma cogliamo al volo che qualcosa non va.
Mala vera sfida dei materiali trasparenti saranno i materiali rinnovabili ed ecocompatibili: dopo oltre vent’anni dalla “La Marie” sempre Kartell ha annunciato l’introduzione a breve di un nuovo policarbonato sostenibile.
Si tratta di un polimero rinnovabile derivato da scarti industriali della cellulosa e della carta che andrà a sostituire i “vecchi” materiali trasparenti nei prodotti a catalogo dell’azienda.
m.s.
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