Ci sono infinite definizioni della parola “design”. E, ovviamente, altrettante citazioni famose. Proviamo a considerare il design nel suo significato originale, relativizzato al periodo della rivoluzione industriale, e definiamolo, in modo semplicistico, come la capacità di tradurre un’idea, prima in disegno e poi in prodotto fisico. Con tutti i limiti e le varianti del caso questo è stato il senso del design per tutto il secolo scorso: gli “oggetti” progettati, a seconda della declinazione del termine, erano parte, solo a titolo d’esempio, del mondo della moda, del mobile, dell’architettura e della comunicazione visuale. Ad oggi, in un mondo sempre più orientato all’immateriale, al volatile ed all’effimero, è chiaro che quel concetto di design non ha perso tanto la sua forza quanto la sua applicabilità in termini così rigorosi.
Oggi si parla più di design strategico in quanto, il processo di pensiero ideativo, investe ogni aspetto della vita di un oggetto, servizio o sistema complesso; nella progettazione parliamo quindi non più di un design categorizzato per per tipologie di prodotto ma di un design implementato invece in “categorie di pensiero”. E’ il concetto di “design diffuso” che è applicabile a tutti i settori dell’economia e della società, un’attività che coinvolge non solo i designer, ma anche le persone comuni, i clienti, gli utenti e le parti interessate in generale. Il design diffuso promuove l’idea che tutti possono essere coinvolti nel processo di progettazione, e che la collaborazione e l’innovazione possono venire da tutti.
Negli ultimi anni questo “pensiero progettuale” sta emergendo come un’innovativa pratica che cerca di coinvolgere, nel pubblico, i cittadini nella creazione di soluzioni di design sostenibili e intelligenti. Questa filosofia di design collaborativo non si limita a coinvolgere i professionisti del settore, ma coinvolge anche la comunità locale, favorendo l’empowerment degli utenti finali e la creazione di soluzioni personalizzate.
Nell’industria è rappresentato invece dalla tendenza sempre più diffusa alla personalizzazione del prodotto: il design collaborativo e partecipativo è pratica sempre più comune, e consente ai designer di lavorare insieme con utenti, stakeholder e altri professionisti per creare soluzioni più efficaci e inclusive. La filosofia del design diffuso è stata inizialmente sviluppata proprio in risposta alla crescente disconnessione tra i progettisti e gli utenti finali, e alla mancanza di attenzione alle esigenze della comunità locale.
Le finalità sono molteplici ma sono correlate ai bisogni delle persone e dell’ambiente: l’architettura diffusa si concentra sulla creazione di edifici sostenibili, costruiti con materiali locali e con tecniche tradizionali, con l’obiettivo di promuovere la cultura e le tradizioni locali. L’urbanistica diffusa, invece, si concentra sulla creazione di comunità sostenibili, in cui la mobilità, l’energia e le risorse sono gestite in modo efficiente e in cui i cittadini sono coinvolti nella progettazione degli spazi pubblici. E’ un processo teso alla creazione di creazione di soluzioni di design flessibili e adattabili, che possono evolversi nel tempo in base alle esigenze della comunità e sempre più incentrato su prodotti e soluzioni che riducono l’impatto ambientale.
Un altro aspetto del design contemporaneo è quello legato agli aspetti più intangibili della produzione. Il design esperienziale sarà sempre più incentrato sull’esperienza dell’utente, con l’obiettivo di creare esperienze coinvolgenti e memorabili attraverso l’interazione fisica e digitale.
Senza scomodare il mondo degli NFT, che, se vogliamo sono emblema parossistico di un certo modo di intendere il design visuale, l’attenzione è tutta rivolta alla “raccolta dati” degli utenti finalizzata alla creazione di ambienti immersivi: la realtà virtuale e la realtà aumentata offrono sempre di più nuove opportunità per il design, consentendo ai designer di creare esperienze coinvolgenti in contesti virtuali di ogni tipo (il metaverso di Meta & C.).
Questi aspetti intangibili ed in continua evoluzione non potranno però fare a meno di confrontarsi con le “persone”: queste saranno tali, fuori e dentro dalle diverse realtà digitali. Ed è per questo che il design etico o universal design, avrà sempre più importanza: la questione dell’etica del design diventerà sempre più impellente, con un’attenzione crescente alla responsabilità sociale e alla creazione di prodotti e servizi che rispettino i valori etici e morali.
Il design relazionale si concentrerà sulla creazione di esperienze in grado di facilitare le relazioni umane. Questo tipo di design non si limiterà alla creazione di prodotti reali o digitali solamente “funzionali” o “soddisfacenti” dal punto di vista estetico, ma sarà la chiave per progettare soluzioni che promuovano il dialogo, la collaborazione e l’empatia tra le persone.
A oggi, l’obiettivo del design relazionale è quello di costruire prodotti, servizi e spazi che favoriscano le relazioni interpersonali, creando esperienze coinvolgenti, che tengano conto del contesto sociale, culturale e ambientale in cui vengono utilizzati. Il design relazionale si basa su un approccio multidisciplinare, che combina la progettazione di interfacce, l’architettura, il design degli oggetti e dei servizi, e la psicologia sociale.
Un facile esempio di design relazionale è rappresentato dalla progettazione degli spazi pubblici: un parco non è solo un parco, ma un luogo progettato per promuovere le interazioni sociali, la collaborazione e l’empatia tra le persone. In questo caso, il design degli spazi verdi può prevedere l’inserimento di arredi studiati per favorire il dialogo, la creazione di percorsi pedonali e ciclabili per promuovere la mobilità sostenibile, e la creazione di aree gioco e attività per bambini per stimolare la socializzazione e l’apprendimento.
Il design relazionale è applicato anche alla progettazione di prodotti e servizi. Questo tipo di design rappresenta una risposta alle esigenze della società contemporanea, caratterizzata da una crescente frammentazione e individualismo, e offre soluzioni concrete per costruire un futuro più sostenibile e solidale. E’ chiaro che, tutti questi aspetti del design “diffuso” hanno una contropartita: per pianificare spazi, prodotti e servizi in grado di soddisfare appetibilità, sostenibilità e rispetto per l’ambiente (e le persone) sono necessarie risorse sia di tempo che di denaro.
L’indubbio vantaggio economico, derivante dall’utilizzo del design, ha sempre favorito quelle aziende che fin da subito hanno avuto la forza economica e la lungimiranza per inserirlo e sostenerlo in tutte le fasi di vita del prodotto. Lo stesso accadrà per il design diffuso nel momento in cui si estenderà, dal prodotto alla comunicazione con tutte le sue connotazioni visuali, e al design delle relazioni con il coinvolgimento di tutte le parti in gioco.
m.s.
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