LA CRISI DEL MOBILE ANTICO
Arredare è sempre una sfida diversa tra il progettista di interni e lo spazio con il quale si confronta durante la fase progettuale. La “firma” dell’architetto o dell’interior designer incontra mode, correnti e stili in un intreccio che se ben gestito si rivela vincente nel progetto di interior . L’organizzazione degli ambienti domestici trova ragion d’essere nell’arredo personalizzato e su misura, anche se spesso si articola in funzione dell’arredo di proprietà.
Per sua natura, un arredatore di interni tende ad eliminare accessori e mobili del cliente nel tentativo di stabilire una propria linea di demarcazione tra ciò che rientra nel progetto e ciò che invece non ne è “degno”. Ma è anche vero che, il rapporto tra produzione contemporanea e oggetti del passato è basilare per creare equilibri o dissonanze in grado di caratterizzare in modo personale i diversi ambienti.
La relazione progettista-cliente è mutevole ed influenzata da fattori assai diversi tra loro. Fino ad una decina di anni fa, ad esempio, l’arredatore si confrontava spesso con la richiesta da parte della committenza di inserire nel progetto di mobili di antiquariato.
I pezzi che avevano un mercato molto interessante erano quelli risalenti per lo più al periodo compreso tra il 1600 ed il 1700.
Il mercato fiorente offriva in Italia come nel resto del mondo decine di eventi e mostre dedicate a questa tipologia di mobili che in qualche modo rappresentavano uno status symbol nelle case e negli studi della borghesia del secolo scorso. Ora questo mercato non esiste più. Con la scomparsa della piccola borghesia, il cosiddetto ceto medio che rappresentava gran parte del mercato, nel giro di pochi anni questa tipologia di mobili ha perso fino al 70% del proprio valore; per non parlare dei mobili di fine ottocento che, ormai inflazionati, difficilmente spuntano prezzi interessanti. [Fonte: NYtimes]
Ribalta Lombarda del 700 in ulivo*
QUALI LE CAUSE DELLA CRISI DEI MOBILI D’ANTIQUARIATO?
Il mercato attuale è mutato per ragioni economiche, sociali e culturali. Queste ragioni sono riconducibili ad un profondo cambiamento non solo nel modo di fruire le proprie abitazioni ma soprattutto nel modo in cui ci si rapporta al “mobile importante”. Mentre un tempo il mobile d’antiquariato veniva visto come investimento, da tramandare di padre in figlio, e come tale era riconosciuto dalla società, ora il concetto stesso di mobile è mutato.
I mobili sono visti come oggetti temporanei dei quali è lecito stufarsi come lo si fa di un automobile o di una lavatrice. Il mobile d’antiquariato, che ha nella qualità costruttiva, nell’uso di tecniche di costruzione antiche, nella funzionalità specifica, i suoi punti di forza, di conseguenza, ha valore solo per un mercato di nicchia. Oltre al costo d’acquisto, la manutenzione di un mobile d’epoca non è cosa da poco: richiede manodopera specializzata e cura costante. Oltretutto, come avviene per il restauro in architettura, per conservare e trasmettere una risorsa è indispensabile garantirne un uso.
Libreria dell’800 in ciliegio, veniva utilizzata nelle farmacie come scaffalatura* | Tavolo dell’800 rotondo allungabile in noce*
Il venir meno di certe maestranze e attività lavorative nel settore del mobile di pregio ha creato un vuoto culturale. La mancanza di conoscitori dei diversi periodi storici, in grado di riconoscere un falso da un mobile autentico, ha livellato il mercato, saturandolo con mobili semplicemente “vecchi”. Per non parlare poi della produzione dei mobili “in stile” che, per quanto anche di buona fattura, sono di fatto delle imitazioni del vero. I mobili “in stile” possono essere anche di altissima qualità: diverse aziende italiane producono per il mercato estero extra-UE, soprattutto Emirati Arabi e Cina. E molto spesso possono anche raggiungere e superare i prezzi dei mobili antichi.
Un’altra ragione, più che lecita, è ovviamente legata al cambiamento del gusto: negli ultimi anni i mobili ed i complementi midcentury sono diventati icone stesse del concetto di design. Le valutazioni più importanti si stanno spostando sugli oggetti dei grandi maestri del novecento a scapito dei massicci cassettoni vittoriani e delle imponenti credenze lombarde. L’architettura moderna e contemporanea predilige uno studio dello spazio e delle finiture che mal si accorda con le dimensioni ed i materiali prettamente lignei dei mobili d’epoca. Nelle ristrutturazioni degli edifici storici, è normale proporre il mobile moderno, mentre al contrario negli edifici contemporanei gli spazi formali sono sfumati in spazi concettuali dove viene privilegiato il mobile-icona, simbolo di un nuovo modo di vivere e comunicare la propria abitazione.
Sulle riviste di design e interni si predilige lo stile skandi o industriale : stili che non prevedono contaminazioni da elementi imponenti ed ingombranti. L’arredamento antiquariato è infatti quasi completamente bandito dalle riviste di interior design: il gusto attuale è poco incline alla complessità. Il mobile antico non si inserisce facilmente in un contesto estraneo alla sua natura: lo stesso vintage fine a se stesso sta passando rapidamente di moda.
Comò del 700 Lombardo in noce e decorato a china*
DAL MOBILE AUTENTICO AL FALSO INTEGRALE
Gli stili, nei mobili di antiquariato, per quanto siano ormai codificati, non sono affatto semplici da riconoscere: all’interno di ogni area geografica di provenienza troviamo una propria personale storia del mobile (pensiamo alla tradizione dei mobili Tudor, agli stili francesi da Luigi XIV in poi, ai mobili laccati giapponesi, alla tradizione dei mobilieri italiani o ai mobili del Nord Europa). Nella progettazione di interni è tuttavia importante capire la differenza che esiste tra un mobile autentico ed un falso integrale, passando per le diverse sfumature di autenticità. Questo è un processo che in realtà avviene per tutte le opere dell’uomo, architettura compresa.
I MOBILI AUTENTICI
I mobili di antiquariato interamente autentici, sono quelli realizzati nello stesso periodo dell’affermarsi dello stile con il quale sono costruiti; con gli attributi di linea, forma, materiali e tecniche tipiche di quel periodo storico. L’autenticità di un mobili antico, per quanto possa essere garantita da adeguata documentazione del mobile originale, può venir meno a seguito di interventi di restauro non coerenti con il manufatto stesso.
I MOBILI RITARDATI
Sono mobili d’epoca ma realizzati con uno stile antecedente a quello nel quale sono stati creati: gli stili si propagavano a velocità differente nelle diverse nazioni ma la ragion d’essere di questi mobili è da ricercarsi più che in un ritardo culturale di alcuni mobilieri, nel rifiuto da parte della committenza dello stile alla moda imperante nel periodo considerato. E’ difficile distinguerli dagli originali in quanto possono essere praticamente coevi: altro discorso invece meritano le repliche avvenute nel 1800, che ad un attento esame possono rivelare i segni di macchinari moderni o dettagli stilistici contaminati dai gusti del tempo.
MOBILI IN STILE
I mobili “in stile” sono oggetti prodotti in età moderna con l’intento di replicare solo formalmente arredi del passato. Realizzati con tecniche e, spesso con materiali attuali, sono sostanzialmente mobili fuori dal tempo, senza alcuna pretesa e di fatto non contemplati nel novero dei mobili di antiquariato. La loro diffusione, soprattutto dagli anni cinquanta agli ottanta, era legata sia alla scarsa cultura o disinteresse per la materia da parte del ceto meno abbiente, sia alla rassicurante fattura che questi mobili in legno avevano rispetto a quelli contemporanei realizzati in metallo o con le nuove plastiche.
MOBILI TRASFORMATI
Ebanisti e mobilieri capaci, spesso, si confrontavano con un mobile antico trasformandolo in qualcosa di diverso: questa pratica era dovuta a svariate ragioni tra le quali la rottura di una parte del mobile o la lecita e modesta richiesta di trasformazione da parte del committente. Più spesso però erano le ragioni del mercato a trasformare, ad esempio, ingombranti armadiature in mobili più contenuti: di questi ad occhi poco esperti è ben difficile capirne la genesi.
MOBILI ARTEFATTI
Sono quei mobili che, a seguito di pesanti interventi mirati a modificarne l’aspetto, sono da annoverare nel campo della falsificazione parziale. Spesso costruiti a fine 800 con parti prelevate da mobili più antichi, questi mobili, degni della creatura del dottor Frankestein, erano il frutto di un opera di dissimulazione a base di ridipintura e intagliatura per mascherare le zone di congiunzione delle parti. Un fenomeno tipico era il marriage: due elementi autentici venivano assemblati per creare un unico mobile “truccato”.
MOBILI FALSI
Questa tipologia di mobili deriva quasi sempre dall’intento di eseguire un lavoro minuzioso al fine di gabbare la committenza: utilizzando legni d’epoca, tecniche costruttive e decorative dello stesso periodo, evitando in modo assoluto collanti e tecniche di assemblaggio contemporanee un abile artigiano è in grado di ricreare un mobile di antiquariato perfetto, integro nelle sue parti, ricco di dettagli ma assolutamente falso.
COME APPROCCIARSI AI MOBILI DI ANTIQUARIATO?
Per mobile antico si intende comunemente un mobile risalente almeno alla seconda metà del 1800. Quindi, liberarsi del vecchio senza particolari pregi e concentrarsi sui mobili “importanti” dal punto di vista dell’investimento: puntare più sulla qualità costruttiva, sulle essenze utilizzate e sui particolari che sulle dimensioni. Poiché le mode cambiano, inutile ricordare quanto rapidamente, è sciocco svendere mobili in massello, sostanzialmente eterni, in favore di truciolati da grande magazzino.
Riuscire a collocarli, anche in un contesto contemporaneo, trovando una funzione coerente con il mobile, è sempre l’opzione migliore: in un abitazione o in uno studio può anche esistere un solo elemento antico in grado di caratterizzare l’intero progetto di interior design.
Credenza a botte di fine ‘600 – inizio ‘700 in noce; sopra medaglioni di fine ‘700 decorati a mano olio su tela con cornice originale*
Ovviamente è necessario fare i conti con i diversi stili di arredamento che caratterizzano gli ambienti. Personalmente sono contrario ad uno stile esclusivo “tout court”: credo che le contaminazioni tra diversi oggetti siano in grado di creare situazioni in divenire più interessanti. Gli ambienti eccessivamente ingessati o riconducibili all’unica influenza stilistica dell’arredatore di interni, per quanto perfetti, rischiano di apparire fasulli e artefatti.
Gli esseri umani sono complessi: difficile capire come possa essere possibile vivere in spazi, dove, pur percependo un chiaro intento progettuale, si evidenzino ambienti privi di personalità. Le abitazioni devono avere qualcosa da raccontare. Personalmente, prediligo spazi dove, anche un mobile di antiquariato possa testimoniare una sfaccettatura inaspettata del padrone di casa. Dove, anche due oggetti apparentemente antitetici, siano in grado di creare un racconto, di generare curiosità e creare un’aura unica legata ad uno specifico spazio.
E’ quindi ovvio che la scelta di un mobile e del suo posizionamento non può nascere semplicemente da una scelta puramente formale: come per ogni oggetto d’arte bisogna saperne la provenienza, le sue connessioni sociali e storiche nonché gli eventuali rimandi documentali.
Conoscerne la cifra stilistica, derivante da un preciso periodo storico-artistico, consente di saper posizionare l’oggetto in relazione agli altri elementi d’arredo senza incorrere in errori grossolani.
m.s.
*Tutte le immagini dei mobili di antiquariato presenti nell’articolo sono state gentilmente offerte da Turra Arredamenti
Mario rossi
18 Febbraio 2023 11:10Complimenti per l’articolo veramente chiarificatore. Proverei a fare il mio caso dove ho ereditato una casa grande piena di mobili di antiquariato per lo più 800. A suo tempo (anni 70) mi ricordo che i miei genitori facevano affari da antiquari del sud italia ed in pochi casi hanno acquistato da antiquari romani.
Penso che abbiano speso qualcosa come circa 80 milioni di lire che considerando gli affari fatti e la rivalutazione fino si primi del 90 valevano a quell’epoca qualcosa come 200 milioni fi lire. Ora i miei figli trentenni che hanno case piccole non hanno nessuna intenzione di avere un cassettone o una vetrina olandese o un tavolo da gioco rotante .
Che fare? Se li vendo su internet forse ricavo 10000 euro se mi va bene se li conservo in un deposito potrei spendere 3000 euro l’anno……per scoprire tra 3 anni che valgono meno di 10000 euro. Sono preoccupato