LE RAGIONI DI UN SUCCESSO
Lo stile industriale è uno stile popolare. Lo confermano le numerose pubblicazioni sull’argomento, le decine di declinazioni di stile e gli innumerevoli esempi tra locali pubblici e spazi privati che hanno interpretato negli anni le linee guida dell’industrial style. Tutti gli addetti ai lavori conoscono questo stile, sanno quali siano gli elementi che lo contraddistinguono e con quali materiali ed arredi sia necessario confrontarsi per avere risultati progettuali degni di questo trend che giganteggia nel panorama dell’interior design.
Prima però di affrontare l’aspetto estetico risultato di cemento, ferro e mattoni a vista è forse opportuno soffermarsi sulle ragioni storiche e culturali dell’affermarsi dello stile industriale: uno stile che ha ragion d’essere in un patrimonio architettonico i cui tratti distintivi troviamo praticamente identici in ogni zona del pianeta.
ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE
Gli involucri originali, ovvero gli edifici industriali, hanno cominciato ad essere presi in considerazione dagli ambienti accademici negli anni cinquanta in Inghilterra, dove le sedimentazioni del tessuto industriale avevano segnato fin dal Settecento pressoché tutto il territorio antropizzato.
L’interesse iniziale era ovviamente dovuto a ragioni ben diverse dalle tematiche legate all’arredamento degli interni. Era un movimento culturale interessato a tutto quel sistema profondamente radicato che non solo aveva trasformato il territorio ma che aveva cambiato usi e costumi di gran parte della popolazione del tempo.
Anche oggi l’archeologia industriale intende sondare le ragioni storiche dello sviluppo delle attività produttive ed in primis i suoi resti fisici, di fatto legandosi a settori di indagine piuttosto diversi tra loro: architettura, antropologia, design ed economia confluiscono in un grande filone di studio che ha come interesse l’industria, non solo come struttura architettonica ma come modello in evoluzione.
L’architettura industriale è oltremodo costituita da esempi mirabili e completamente diversi tra loro: industrie pesanti metalmeccaniche, centrali idroelettriche, cinematografi dei primi del ‘900, garage e grandi magazzini sono solo alcuni esempi di strutture spesso rimaste abbandonate per decenni.
Proprio negli spazi dei grandi magazzini per il deposito delle merci ancora esistenti nella New York degli anni settanta sorgono i primi progetti di interni, non solo ispirati, ma completamente avvolti dallo stile industriale. Da allora, in tutto il mondo occidentale, laddove amministrazioni lungimiranti hanno riconosciuto l’importanza degli edifici industriali, preservandone l’abbattimento, architetti ed interior designer hanno sfruttato il potenziale comunicativo di questi edifici.
Trasformando il restauro architettonico di questi spazi produttivi in una pratica compresa ed accettata dai non addetti ai lavori, di fatto hanno iniziato un processo di cultura popolare che, al di la delle ragioni dell’archeologia industriale, ha abbracciato gli aspetti più glamour della società contemporanea: cinema, moda e lifestyle hanno fatto dello stile industriale il cardine della comunicazione visiva degli ultimi trent’anni.
IL LOFT: L’ARCHETIPO DELLO SPAZIO IN STILE INDUSTRIALE
Come detto, è nella Grande Mela che, artisti, scrittori, architetti ed intellettuali cominciarono ad occupare laboratori e magazzini dismessi: questo movimento antitetico alla borghesia da villetta e giardino ricordava il movimento Bohemien della Parigi di fine ‘800, piuttosto simile per il fervore creativo e lo spirito nichilista dei suoi interpreti.(Per approfondimenti vedere SHABBY O BOHO CHIC: ARREDARE CON STILE)
Ovviamente non ci volle molto prima che il mercato immobiliare capisse il valore di questi ambienti trasformandoli in spazi alla moda. Emblema di questa metamorfosi era il luogo abitativo venuto delineandosi con la riconversione degli edifici industriali: il loft.
Questo spazio unitario a pianta libera è caratterizzato dalla quasi totale mancanza di partiture verticali e dalla libertà con la quale vengono interpretate le diverse funzioni dell’abitare.
E’ qui che entrano in gioco i materiali costruttivi: non più celati alla vista ma esposti e valorizzati come testimonianza di una sincerità progettuale ben lontana dall’estetica tradizionale.
La luce è componente fondamentale: gli shed e le ampie vetrate sono il tramite tra interno ed esterno, il continuum spaziale che unisce “il dentro” ed “il fuori” in un unico grande spazio abitativo.
PERCHE’ AFFASCINA LO STILE INDUSTRIALE?
L’industria è stata un momento di grande rottura con la tradizione. E’ stata la definitiva affermazione della borghesia sulla nobiltà; ha creato nuove sfide sociali ed ha introdotto un sistema di potere padronale e contropotere operaio che ha caratterizzato tutto il secolo scorso. Gli spazi della piccola e media industria sono stati gradualmente inglobati all’interno dei nuclei cittadini diventando patrimonio architettonico storico in grado di soddisfare, con interventi mirati ed attenti, le nuove esigenze del vivere sociale.
Il “relitto” industriale affascina perché, degradando velocemente, offre una romantica visione dell’effetto del tempo sulle cose e sui materiali. I fotografi ed il cinema hanno trovato negli spazi industriali dismessi le location perfette per raccontare personalissime visioni del mondo contemporaneo e futuro. Lo stile industriale piace soprattutto alle nuove generazioni: il lusso non viene più riscontrato nella decorazione raffinata o nel mobile esclusivo ma nella sfrontata sincerità con la quale sono utilizzati i materiali.
I mattoni a vista, il cemento corrotto, il ferro brunito ed il corten, il legno massello sono ambasciatori di un rinnovato modo di interpretare l’architettura di interni che trova nello stile industriale il pretesto per riaffermare la forza della materia sulla forma e sullo spazio.
Per anni lo stile industriale ha influenzato la creazione di mobili legati all’autoproduzione; alle volte, un “fai da te” piuttosto kitsch nell’ostentazione di un forzato riciclo dell’oggetto antico. A differenza dell’architettura di interni, il design di mobili a grande scala ha affrontato molto più tardi questo stile: negli ambienti in stile industriale degli anni ottanta e novanta si trovano anche arredi e complementi di design del tempo. Negli spazi di questo genere, gli oggetti vintage legati allo stesso mondo della produzione dal quale provengono gli edifici, sono spesso mantenuti in quanto ormai parti integranti dell’edificio.
Solo con l’affermarsi, nei primi anni del secolo, delle grandi catene di produzione di mobili pop (Ikea, Maisons du Monde, Dalani etc) si cominciano a vedere linee espressamente studiate, non tanto per questi ambienti ormai rari e costosi da trovare, ma dedicate a quanti subiscono il fascino di questo stile. Clienti che non si fanno alcun problema ad inserire un mobile “industriale” realizzato in ferro e legno massello anche in una villetta “tradizionale”: un pezzo di falsa memoria storica che ha lo stesso valore dei finti mattoni in polistirolo appiccicati alle pareti o delle travi posticce appese al soffitto.
LA CASA INDUSTRIAL STYLE
Questo stile non è per tutti gli ambienti. Lo si può affrontare quando nella struttura esistente si riconoscono elementi riconducibili ad un’attività artigianale o industriale in grado di giustificare la pianta aperta e la messa a nudo della struttura stessa.
La casa in stile industriale non è necessariamente parte di una vecchia fabbrica; ci sono nei centri storici laboratori, magazzini e vecchi edifici che opportunamente ristrutturati possono accogliere e valorizzare questo stile. La cosa importante è non falsare lo spirito dell’abitazione con aggiunte posticce che possano risultare ridicole nella visione complessiva dell’edificio: insomma, il “genius loci” va rispettato e non forzato per puro capriccio. Per quanto riguarda gli arredi, all’interno dello spazio possono coesistere mobili vintage con elementi studiati a misura dove armadi e librerie vengono utilizzati per separare i diversi ambienti in modo funzionale.
Casa e lavoro spesso coesistono in questi spazi donando all’ambiente un aspetto in continua evoluzione; la cucina ad isola si astrae dalla propria collocazione tradizionale e diventa protagonista del living. Il soppalco sfrutta le grandi altezze e diventa il luogo spesso più intimo dell’abitazione.
Il pezzo forte: il tavolo in legno da falegname recuperato, la grande libreria in metallo con scala scorrevole. Le pareti in ferro e vetro per la separazione degli ambienti.
Accessori must have: le lampade industriali in metallo, i cavi elettrici in cotone a vista e gli interruttori in ceramica.
In questo articolo intitolato “I luoghi dell’abitare e gli stili dell’arredamento” troviamo l’elenco degli altri articoli dedicati ai diversi modi di vivere la casa.
m.s.
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2 Febbraio 2018 0:13Pingback: I mobili di antiquariato. Le ragioni di una crisi globale.
18 Agosto 2018 0:10