PENSIERI FORTI E DEBOLI NEGLI STILI DI ARREDAMENTO
Esistono ancora gli stili di arredamento? Nel panorama contemporaneo dell’architettura di interni esistono due mondi separati sia dal punto di vista culturale che progettuale: da un lato abbiamo il mondo accademico dei Politecnici, delle Accademie e degli Istituti di Design (non importa se per tradizione legati al movimento moderno o a quello più critico e radical dell’architettura contemporanea), dall’altro abbiamo un filone di “pensieri” assolutamente eterogenei che generano in continuazione quelle che potremmo definire “mode” o più prosaicamente “gli stili” dell’abitare.
In Italia, il primo mondo è legato a riviste storiche del mondo del design come Interni, Abitare, Casabella, Area o Domus. L’altro invece è corroborato da riviste high profile come AD, Elle Decor, MarieClaire Mason, a larga diffusione come CasaFacile, Casaviva. Abbiamo poi riveste più specifiche come Ville e Casali, Vivere Country, Elixir solo per fare qualche nome di pubblicazioni periodiche dedicate agli stili di arredamento.
Generalizzando, potremmo definire come l’architetto che si occupi anche di progetti d’interni appartenga alla prima categoria e come invece l’arredatore (o interior designer) appartenga alla seconda. Questa erronea distinzione è data da un pensare comune che identifica le Facoltà di architettura come generatrici di esperimenti per lo più opinabili sia che questi siano a forma di cubo o a forma di nuvola.
Un mondo quindi identificato in un costruito vario ed eterogeneo che va dal quartiere Zen di Vittorio Gregotti fino alle visioni di Zaha Hadid o dello studio Big passando per l’opera di decine di archistar che hanno abbracciato nel tempo l’architettura organica, il modernismo, il post-modernismo, il neorealismo, o qualsiasi altra “corrente” generatrice sia dell’involucro architettonico che del disegno degli interni. Poco importa se in realtà esistano pensieri deboli e pensieri forti nell’espressione dell’estetica architettonica; pensieri che trovano distinzione nei dettagli, nella divisione degli spazi, nella scelta dei materiali utilizzati e ovviamente anche nelle scelte formali degli involucri abitativi.
Se da un lato abbiamo però uno scenario forte del supporto di una tradizione architettonica consolidata dall’altro abbiamo invece un insieme di stili d’arredo che si rifà ad una forma di cultura sicuramente più pop ma non per questo meno codificata di quella accademica.
IL LINGUAGGIO DEGLI STILI DI ARREDAMENTO
Gli stili d’arredo sono spesso fortemente connotati e, per quanto possano sembrare semplici scelte estetiche degli arredatori d’interni in realtà seguono precisi dettami connessi alle mode, al gusto contemporaneo ed alla diffusione delle diverse correnti di pensiero. Bisogna osservare che gli stili di arredamento sono sempre esistiti e che, se fino agli inizi del secolo scorso, erano le possibilità economiche a definirne a grandi linee la diffusione e la penetrazione nelle diverse classi sociali, l’introduzione nella cultura popolare del concetto di “design”, la produzione industriale ed il facile accesso alle informazioni ne hanno codificato alcuni principi che ci consentono di stabilirne le caratteristiche principali.
I linguaggi differenti dello stile inglese, dello stile industriale o dello stile provenzale ad esempio sono l’espressione di una precisa volontà dell’individuo di affermare non solo la propria unicità ma anche l’appartenenza ad un mondo assolutamente conformato a precisi codici di vita e di comportamento.
Se è vero che ultimamente le nuove esigenze dell’abitare legate ad un maggiore flessibilità hanno generato eclettismi e sovrapposizioni di linguaggi (vedi anche Architettura, Arte, Design e moda: contaminazioni) , questi fenomeni sono comunque riconducibili a macrotendenze del mondo dell’abitare che possiamo osservare e studiare negli arredi, nei dettagli, nei materiali o nella composizione degli ambienti.
Nel caso in cui vogliate arredare casa o siate semplicemente interessati alle case moderne (nell’accezione di contemporaneità del termine e non relative al movimento “moderno”), nei prossimi articoli dedicati ai diversi stili di arredamento, osserveremo queste particolarità cercando di capirne i valori fondanti e provando a definirne confini ed elementi comuni.
Questi gli articoli fino ad ora pubblicati:
STILI DI ARREDAMENTO SHABBY E BOHO
Due stili di tendenza di inizio XX secolo. BoHo è l’abbreviazione di Boehmian Homeless: una definizione che ben descrive il senso di questo stile di moda femminile che, in bilico tra lo stile prettamente bohemienne del XIX secolo, lo spirito hippy. La casa Boho Chic è una casa multicolore dove convivono cuscini etnici, pattern geometrici, velluti, tappeti a pelo lungo, arredi in legno riciclato, piante da interni esotiche, divani morbidi in colori vivaci, piastrelle decorate con smalti dal colore acceso.
Stile rurale in completa antitesi al movimento moderno, lo stile Shabby deve la sua fortuna anche alla somiglianza con lo stile provenzale, con il quale condivide gran parte dei complementi ed elementi d’arredo.
Rachel Ashwell è stata la prima ad aver fatto dello stile shabby chic un brand. La casa shabby è rassicurante: i tessuti antichi in lino e cotone abbinati in contrasto al pizzo, i ricci e merletti nei colori bianco puro, ecru, i tessuti anche in fantasia con fiori d’epoca sono le caratteristiche dello stile shabby chic
Approfondisci qui: SHABBY O BOHO CHIC: ARREDARE CON STILE
LO STILE VINTAGE
Nello stile vintage, il metallo si allea alle plastiche luccicanti per creare interni diversi, ma connotati da un aspetto patinato e polveroso allo stesso tempo. Vecchie vernici dalle tonalità pastello, linee morbide e sedute accoglienti caratterizzano questo “look” retrò. Dopo aver abbandonato la connotazione di puro revival negli anni 80 si è ormai imposto connotando la produzione di mobili contemporanei. La casa vintage senza tempo trova forma nella memoria e nel colore; vuole essere al tempo stesso accogliente ed elegante.
Approfondisci qui: LO STILE VINTAGE
GLI STILI DI ARREDAMENTO CINESE E GIAPPONESE
Un influenza nello stile che dura da secoli: lo stile giapponese, ha manifestato da subito i suoi tratti distintivi: rigore, pulizia e abolizione del superfluo. I dettami del Feng Shui hanno fatto breccia nell’immaginario collettivo proponendosi di fatto come alternativa al minimal del sol levante. Zen e FengShui possono coesistere negli stili di arredamento? Sembrerebbe proprio di si, se si evitano le facili citazioni. Le due filosofie appartengono a sfere culturali e stilistiche assolutamente diverse della storia moderna ma che hanno radici comuni nel pensiero “orientale”.
Approfondisci qui: L’ONDA LUNGA DI CINA E GIAPPONE NEGLI STILI DI ARREDAMENTO
LO STILE INDUSTRIALE
E’ nella Grande Mela che, artisti, scrittori, architetti ed intellettuali cominciarono ad occupare laboratori e magazzini dismessi: questo movimento antiborghese ricordava il movimento Bohemien della Parigi di fine ‘800, piuttosto simile per il fervore creativo e lo spirito nichilista dei suoi interpreti. La casa in stile industriale non è necessariamente parte di una vecchia fabbrica; ci sono nei centri storici laboratori, magazzini e vecchi edifici che opportunamente ristrutturati possono accogliere e valorizzare questo stile. La cosa importante è non falsare lo spirito dell’abitazione con aggiunte posticce che possano risultare ridicole nella visione complessiva dell’edificio.
Approfondisci qui: INTERIOR DESIGN E STILE INDUSTRIALE
GLI STILI DI ARREDAMENTO DEL NORD EUROPA
Il nordic design, che fa dei materiali naturali il proprio mantra, spazia dal ricorso a colori vivaci per contrastare il bianco assoluto dominante ed ai pattern originali declinati su tessuti di qualità, è sempre stato caratterizzato da una certa green attitude che lo ha definito e lo ha reso elemento “ponte” tra uomo e natura, tra città e campagna, tra la “civiltà” e gli spazi immensi delle pianure del nord. Hygge e Lagom sono i concetti chiave di uno stile che non è per nulla sinonimo di minimalismo cheap.
Approfondisci qui: LO STILE NORDICO: NON SOLO MINIMAL
LO STILE WABI-SABI
Materiali deteriorati ed il fascino del non finito: l’attrazione per l’antico si perpetua da secoli. Già nel ‘600 pittori ed incisori, estasiati dalle continue scoperte archeologiche diffusero le vedute dei ruderi romani. Il progetto prevede di lasciare i materiali a vista: mattoni, cemento e imperfezioni dell’intonaco. Una tendenza progettuale in bilico tra la continuità con l’artigianato, e l’autoproduzione low-cost.
Approfondisci qui: WABI SABI O DELL’ESTETICA DELL’IMPERFEZIONE
LO STILE JUNGLE
Per quanto riguarda l’architettura degli interni piante ed elementi naturali hanno periodicamente fatto la loro comparsa in base alle mode e alle esigenze abitative del momento: il richiamo della foresta, in diversi modi, ha avuto i suoi effetti su arredi, texture e complementi di arredo. Lo stile urban jungle infatti prevede in abbondanza piante di ogni genere purché di origine tropicale: piante di grandi dimensioni e a foglia larga.
Approfondisci qui: JUNGLE STYLE O DEL RITORNO DEL VERDE
m.s.
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