“LESS IS MORE” OPPURE “MORE IS MORE”?
Il tempo del minimalismo è finito? Guardando le ultime tendenze nel design e nella moda, quello che sembrava essere il colpo di spugna definitivo agli eccessi degli anni 80 sembrerebbe arrivato al capolinea per lasciare spazio al massimalismo.
Se il minimalismo usa la raffinatezza dei materiali e la poesia della geometria relazionata agli oggetti, il massimalismo è invece edonistico e bohémien nel suo messaggio. Alla disciplina si contrappone la piena libertà di interpretazione dello spazio.
E’ il momento della saturazione degli spazi con forme e colori. Linee pulite, spazi asettici e celebrazione dell’assenza sono uno sbiadito ricordo di un mondo radical ormai in diretta collisione con l’eclettismo sfrontato di questa fine decade.
Lo stile minimal giapponese e scandinavo hanno decisamente fatto il loro tempo: le atmosfere rarefatte, i tessuti impalpabili all’insegna dei colori pastello ed i mobili puri e sinceri nella loro semplicità ormai appaiono talmente lontani dall’apparire quasi vintage.
Massimalismo: una questione di pensiero
Non è solo una questione di stile. Il minimalismo, pesante eredità del movimento moderno e dell’arte concettuale di fin de siecle ha semplicemente detto tutto quello che poteva dire: il concetto stracotto del “less is more” si è esacerbato a tal punto da divenire povertà di contenuti ed idee.
Ciò che prima era tendenza ricercata, ovvero linee rigorose e morigeratezza nell’utilizzo dei materiali, si è trasformata negli ultimi anni in una levigatura generale dello stile che ha portato a zero la ricerca e l’innovazione estetica. Da minimal a scarno il passo è stato breve.
Negli ultimi Saloni, osservando i prodotti, non era per nulla facile indovinarne il brand. Materiali ridotti all’osso e design pulito e “corretto” si riscontravano, salvo rare eccezioni, in ogni oggetto rendendo di fatto discutibile ogni possibile identificazione formale.
In realtà da qualche anno si è fatto strada, più che un nuovo stile, un nuovo sentimento: la volontà di personalizzazione degli spazi è sfociata nell’eclettismo inteso come utilizzo di forme e colori lontane dagli stereotipi formali del minimalismo della produzione low cost.
Nuove texture, pattern floreali e animalier, materiali compositi e forme decisamente audaci hanno dato vita nell’ultimo periodo ad un rinnovato slancio verso la ricerca grafica e architettonica contrapponendosi, nei progetti di interni, a quanto professato dall’establishment “accademico” contemporaneo.
La serietà sta lasciando il passo alla gioia. Questo non vuol dire che vengano abbandonati tout court i legami con le culture ispiratrici per lo stile minimalista nell’architettura degli interni: significa che di queste si tende ora a considerarle nel loro insieme senza vivisezionarle per astrarne solo le componenti utili ad una linea di pensiero.
Il massimalismo consiste proprio nell’abbracciare appieno ogni forma di cultura per mescolare senza paura stili ed epoche diverse; nel sovrapporre schemi colore e disegni all’apparenza in antitesi fra loro.
E così in uno stesso progetto di interni è possibile mescolare textures e patterns da India e Marocco, e mobili d’antiquariato da Cina o vecchia Inghilterra.
Il massimalismo può essere quindi un percorso di ricerca che fa della saturazione dello spazio il suo mantra: è spazio multicolore in divenire, se il minimalismo aveva l’aura del “finito” ma indefinito, il massimalismo coglie l’attimo e si rinnova come l’araba fenice.
E’ un fenomeno che nella moda si è consolidato con lo streetstyle: libertà di pensiero e capacità di assemblare fonti di ispirazione diverse. Certo, il rischio di sbagliare per i non addetti ai lavori è alto: pensare una mensola bianca su un muro bianco è un gioco sicuramente più facile ma anche altrettanto noioso.
Con il massimalismo è importante raccontare una storia che sia il tema comune di tutto il progetto di interni: non basta ovviamente mescolare colori ed oggetti a caso ma è necessario organizzarli in un disordine dettato dalla propria personalità e “joie de vivre”.
La casa in stile massimalista
E’ un ambiente dove la forza della creatività esplode in accostamenti al limite:ogni spazio viene riempito senza falsi pudori con oggetti di ogni sorta. Epoche diverse convivono in una sorta di esaltazione della forza del progetto di interni; la carta da parati, dominatrice delle partiture verticali, diventa apportatrice di ulteriori forme e colori. La casa massimalista però è una casa meditata, non improvvisata, ma pensata e costruita nel tempo.
Il pezzo forte: Il divano chesterfield nel colore blu petrolio.
Accessori must have: Le carte da parati floreali e le chinoiserie vintage.
Testimonial: Pedro Almodovar e gli interni presenti nella sua filmografia.
In questo articolo intitolato “I luoghi dell’abitare e gli stili dell’arredamento” troviamo l’elenco degli altri articoli dedicati ai diversi modi di vivere la casa.
m.s.
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31 Agosto 2022 17:17