LA DIFFERENZA TRA STILI ED INFLUENZE NELL’ARREDAMENTO
Quando sentiamo parlare di “stili di arredamento” tendiamo a confondere gli stili legati a determinati periodi storici e codificati nel tempo dalla produzione del mobile con le influenze ed i trend dell’interior design, fenomeno invece proprio della contemporaneità.
Gli stili veri e propri sono quelli che fanno riferimento alla storia dell’arredamento e quindi raccontano in estrema sintesi l’evolvere del concetto di abitare dalla preistoria al Movimento moderno.
Nella maggior parte dei casi, parlare quindi di “stile” significa necessariamente agganciarsi non solo al periodo storico ma anche allo stile architettonico predominante nel periodo preso in esame. Parleremo quindi, ad esempio, di stile gotico per i mobili austeri del XIII secolo, del barocco per i mobili ricchi di ornamenti del XVII, di neoclassicismo e poi ancora di liberty, art decò etc nei secoli successivi.
MOBILI IN STILE E ANTIQUARIATO
Se parliamo di mobili “in stile” stiamo trattando delle copie di mobili di epoche pregresse (poltroncina Luigi XVI, tavolo Carlo X etc) e non di pezzi autentici di antiquariato. L’antiquariato tratta oggetti autentici la cui produzione risale al massimo fino alla prima guerra mondiale; gli oggetti di design prodotti dalla seconda metà del secolo scorso in poi rientrano nel mercato del cosiddetto modernariato.
Nell’arredare contemporaneo è ben difficile che si scelga uno stile “storico” per arredare un ambiente, a meno che non si stia lavorando, ad esempio, in una residenza d’epoca dove siano ancora disponibili “pezzi” conformi al periodo della costruzione. Il mercato del mobile di antiquariato, ha subito una radicale trasformazione negli ultimi vent’anni, subendo non tanto la presenza dei produttori contemporanei quanto un cambiamento di gusto generalizzato più incline ad apprezzare i mobili dal secondo dopoguerra in poi.
Nonostante questo, alcuni pezzi originali e di buona fattura sono sempre un ottimo espediente per valorizzare spazi abitativi contemporanei: l’importante è capire la differenza tra mobili autentici, in stile e falsi.
Sul mercato, i mobili d’antiquariato autentici sono ovviamente quelli più pregiati, cioè realizzati da un mobiliere o ebanista con le tecniche e i materiali in uso all’epoca della fabbricazione. Tali mobili come detto devono risalire almeno alla fine dell’ottocento e si considerano d’antiquariato mobili che non presentino più del 30% di parti sostituite, i cui interventi di restauro abbiano un carattere conservativo e siano stati eseguiti da artigiani specializzati.
I mobili in stile invece sono un fenomeno di carattere più commerciale conseguenza dell’imporsi all’inizio del secolo scorso della predilezione per i mobili di antiquariato rispetto alla produzione ordinaria dei falegnami: sono mobili che riprendono lo stile di quelli autentici e sono generalmente di epoche successive agli originali.
I mobili falsi invece sono mobili che, prodotti in diverse epoche, copiano lo stile e attraverso stratagemmi di invecchiamento e falsa usura cercano di ingannare che sta cercando invece un mobili autentico: possono essere completamente falsi o parzialmente a seconda della quantità di parti non originali.
MOBILI DI TENDENZA
Al giorno d’oggi sono invece i trend dettati dal mondo pop/moda/design a definire gli stili più in auge. Dopo il dominio quasi incontrastato del minimal e dell’industrial style nel ventennio a cavallo del nuovo secolo, si assiste ora ad una serie di suggestioni neo-decò alquanto eclettiche declinate in base ad alcuni fenomeni culturali di tendenza che ne diversificano gli stilemi di base. Ne avevo già parlato in questo articolo “I luoghi dell’abitare e gli stili di arredamento“ dove affrontavo la differenza tra pensieri deboli e forti nel mondo della comunicazione dell’architettura.
Questi fenomeni sono da ricercarsi nei trend legati ad esempio alla tecnologia degli assistenti virtuali, ai nuovi materiali intelligenti, al colore, alla sostenibilità, alla sicurezza ma anche alle serie tv e agli influencers dei social media.
Queste tendenze possono essere degli spunti dai quali partire per ricercare un nostro personale stile nell’abitare contemporaneo, sempre prestando attenzione al fatto che ormai, proprio grazie ai social media dai quali prendiamo ispirazione a stento manterremo caratteristiche di unicità in quello che facciamo.
Banalizzando il concetto espresso, se utilizzassimo tout court il colore dell’anno indicato da Pantone (per chi ancora non lo sapesse per il 2022 il “nuovo” colore è il Very Peri, una variazione di viola/blu) difficilmente potremmo inventarci uno stile innovativo.
Ecco perché queste tendenze assolutamente volatili sono generalmente ignorate dai grandi produttori: lo sanno bene i produttori di mobili, che stanno ben lontani dal legarsi ai trend momentanei proprio per non apparire “âgé” al prossimo battito di ciglia.
I ricorsi nello styling degli interni sono per lo più legati agli oggetti, ai materiali o alle tecnologie costruttive, icona di un determinato periodo e assolutamente slegati, per buona pace delle riviste di settore, dai dettami del prontomoda di chi vorrebbe anche nell’arredamento la creazione di “collezioni” usa e getta.
I maggiori brand del design non si possono snaturare per compiacere le sirene che “prevedono” i trend a breve termine perché sono le stesse che li sconfesseranno di li a poco.
Torniamo per un attimo agli stili in architettura. Una casa liberty è una casa liberty. E lo sarà stata quanto meno negli ultimi cento anni.
Soprattutto in Europa, gli stili in architettura, per quanto abbiano influenzato gli interni hanno tempi diversi rispetto all’arredamento, sia per la durata stessa del costruito rispetto ai mobili, sia per la maggiore omologazione degli edifici dei centri storici dove lo stile è sicuramente una questione più sentita e salvaguardata che nelle periferie cittadine.
Va da sé che la nostra casa liberty, molto probabilmente, avrà visto avvicendarsi nel tempo mobili art noveaux, mobili del Bauhaus,art decò e quanto è seguito nella produzione di mobili dal secondo dopoguerra fino ai nostri giorni. Nel tempo ci saranno state sovrapposizioni, con alcune stanze arredate secondo lo stile del periodo ed altre, secondarie, lasciate con i mobili più “vecchi”.
Più o meno fino alla metà del secolo scorso lo stile “contemporaneo” delle abitazioni era affidato agli accessori più che ai mobili in sé; si rinnovava casa con i complementi, con le “suppellettili”, le tende ed i tessuti dei divani.
E questo a prescindere dallo stato sociale dei proprietari di casa.
I mobili duravano decine di anni e questa durata era il motivo del loro costo in falegnameria, un “valore” oggettivo ben distante da quello a cui siamo stati abituati dai produttori contemporanei di mobili in truciolato.
Va da sé che questi mobili hanno perpetrato il proprio “stile” per decenni creando di fatto il mercato dell’antiquariato, un mercato florido fino agli inizi del nostro secolo ma entrato in crisi non tanto per la concorrenza dello stile internazionale e dei movimenti seguenti ma piuttosto per l’enorme stravolgimento portato dai produttori di mobili economici.
Ad oggi, arredare una casa d’epoca non significa più ricostruire la memoria storica di un edificio (con la nostra casa liberty ci ritroveremmo in un museo) ma piuttosto saper leggere i segni del tempo e sottolinearne gli aspetti più importanti anche con arredi volutamente contrastanti.
m.s.
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