REGOLE FANTASTICHE E DOVE TROVARLE
Perché il realismo è così importante nel rendering fotografico e lo è meno invece in altre tipologie di render? Nella prima parte dell’articolo dedicato ai render fotorealistici ho trattato principalmente alcune questione “tecniche” legate all’utilizzo dei software utilizzati.
In questo articolo vedremo invece l’importanza della parte più creativa legata alla composizione dell’immagine. La pratica architettonica prevede da parecchi anni la realizzazione di render di progetto. Che si tratti di render di interni o di esterni questo strumento è diventato indispensabile nella pratica dello studio professionale di architetti, ingegneri e interior designer.
A COSA SERVONO I RENDERING
Per capire come migliorare il fotorealismo delle immagini prodotte è essenziale capirne la loro finalità. Al giorno d’oggi il rendering fotografico è uno strumento indispensabile sia nelle fasi preparatorie che in quelle di rappresentazione del progetto ed è senza dubbio uno strumento di visualizzazione per capire al meglio le scelte progettuali da perseguire. Per quanto la pratica di realizzare rendering sia ormai consolidata da tempo, in realtà, non tutti i progettisti amano o desiderano utilizzare questo strumento di rappresentazione.
Le motivazioni sono assai diverse ma di solito, la refrattarietà convinta nei confronti dei rendering trova scusa nell’amore incondizionato per la rappresentazione in pianta. Ed è cosi che spesso molti professionisti danno in outsourcing il servizio di rendering.
COSA FA IL RENDERISTA
Il renderista, ovvero la persona che si occupa della realizzazione delle immagini rendering deve avere doti progettuali, tecniche ed artistiche per meglio interpretare il progetto. I render possono trattare qualsiasi aspetto del progetto architettonico: dal render del dettaglio costruttivo fino ai render di esterni. Proprio la caratteristica di essere immagini artificiali li rende assolutamente replicabili anche in funzione dell’aspetto che vogliamo dare all’immagine: ci sono render a schizzo, render tecnici e render fotografici, dove il realismo richiesto diventa talmente elevato da essere confusi con le stesse fotografie.
IL REALISMO NEL RENDERING FOTOGRAFICO
In architettura, i render fotorealistici interni sono quelli nei quali la cura del dettaglio riveste un ruolo fondamentale Questo significa anche che, per avere immagini di qualità, si devono avere ben chiari tutti gli elementi che caratterizzano il progetto: materiali, design degli oggetti, dimensione dei vani, posizionamento delle luci naturali ed artificiali, colori e texture degli arredi. Progettare casa e occuparsi di design sono attività quindi che si avvalgono indubbiamente dell’utilizzo dei rendering: con questi strumenti è possibile verificare materiali, colori e proporzioni degli spazi o degli oggetti progettati.
Le immagini generate nella fase di rendering fotografico sono infatti un’anteprima di quanto verrà ottenuto nella realtà e consentono di navigare virtualmente gli spazi progettati consentendo una maggiore percezione dei corpi architettonici.
La realizzazione di render per gli interni di abitazioni o spazi commerciali, comporta una conoscenza approfondita di tutti quei dettagli che rivelano l’anima dell’ambiente che si vuole ricreare. Questo vuol dire che, da uno stesso ambiente, si possono ottenere tante immagini quante ne faremmo in un ambiente reale utilizzando la macchina fotografica.
Nel rendering interno il fotorealismo è soprattutto un mezzo per comunicare lo spazio costruito e l’arredo utilizzato. Il dettaglio, deve essere curato nei minimi particolari.
L’IMPORTANZA DELLA COMPOSIZIONE
Oltre alle questione tecniche affrontate nella prima parte dedicata ai render fotorealistici, esiste però una fondamentale questione legata non tanto alle risorse utilizzate ma piuttosto alla capacità di creare il giusto bilanciamento di elementi all’interno del nostro render.
I render fotorealistici interni che otteniamo da un progetto devono essere considerati alla stregua delle immagini fotografiche che troviamo sulle riviste di architettura e nelle loro versioni online. E’ proprio da queste fonti che dobbiamo trovare ispirazione e confronto proprio perché, nella maggioranza dei casi, queste immagini sono realizzate da fotografi professionisti. Ed in quanto tali, seguono regole compositive che è meglio conoscere e far nostre.
Per migliorare i render fotorealistici dobbiamo parlare quindi della “composizione dell’immagine”. Al giorno d’oggi siamo assediati dalle immagini che ci provengono dal web, dai giornali, dai manifesti per strada: le immagini pubblicitarie, ad esempio, non sono mai fini a se stesse ma seguono dei precisi codici visuali dettati dal “linguaggio” visivo.
Questi elementi, che ritroviamo in diverso modo anche nella produzione artistica di ogni epoca, guidano la lettura delle immagini in modo da renderle interessanti e comprensibili.
GLI ELEMENTI DEL LINGUAGGIO VISIVO
Provate ad immaginare un testo scritto senza punteggiatura, senza spazi tra le parole e privo di qualsiasi gerarchia tra paragrafi, capoversi e capitoli. Sarebbe impossibile da leggere. Lo stesso accade per le immagini: senza l’utilizzo degli elementi del linguaggio visivo risulterebbero incomprensibili o perlomeno insignificanti.
Nel rendering fotografico dobbiamo perseguire gli stessi obiettivi, ovvero utilizzare questi “codici” visuali per migliorarne realismo e comprensione. Gli elementi qui descritti, propri della comunicazione visuale, appartengono alle immagini e per traslato ai render: sono i principi cardine sui quali si articola la comprensione delle rappresentazioni visive.
Il segno
Nel linguaggio visuale, il segno è un punto sul foglio, un tratto di matita, la traccia del pennello sulla tela o un pixel sullo schermo. Il segno è fatto per rappresentare e per esprimere e quindi non è mai casuale. E’ l’incipit e la fine del tratto: la sua ripetizione caratterizza la generazione delle texture. Può essere semplice o articolato in base al tipo di rapporto che ha il segno con il suo significato.
La linea
Ha molteplici funzioni, è il tratto che diventa simbolo o che racchiude e descrive delle forme. Le linee nelle immagini favoriscono la direzionalità ed il verso. In architettura e nell’arte definiscono lo spazio, formalizzando staticità e dinamismo.
Il colore
La saturazione degli elementi visivi che permette di distinguere la forma, la profondità ed il chiaroscuro. Il colore viene analizzato secondo il criterio di: tinta, tono, luminosità Può generare contrasti di vario tipo. Caldo – freddo ; scale tonali. Tinta (i colori saturi presenti nel cerchio di Itten) Tono (quando si mischia la tinta con il bianco o il nero) Luminosità (può essere brillante oppure spenta). Il colore è l’elemento in grado più di altri di catturare attenzione e suscitare reazioni emotive.
Il contrasto
Il rapporto tra la luce e l’ombra. Situazioni particolarmente rilevanti legate al bianco e nero sono il panneggio e il chiaroscuro. L’enorme potenziale espressivo della luce viene dosato attraverso l’utilizzo mirato di luce naturale ed artificiale.
La luce
La luce è elemento costituente dell’intero linguaggio visivo. Le condizioni tipiche dell’illuminazione sono: laterale, frontale e controluce. La luce genera l’ombra, essa può essere propria oppure portata. Definisce lo spazio, i volumi e mette in risalto I colori.
Lo spazio
E’ il contesto nel quale si svolge la nostra esperienza. Abbiamo uno spazio fisico ed uno spazio virtuale ed entrambi ci forniscono punti di riferimento in base agli elementi che lo costituiscono. Abbiamo percezioni diverse in base a diversi modi di raffigurazione :
1. Lo schiarirsi del colore in lontananza, per effetto dell’atmosfera sul paesaggio crea un senso di profondità.
2. la diminuzione delle grandezze apparenti per far apparire gli oggetti più lontani;
3. Il sovrapporsi visivo delle forme, crea un senso di profondità.
4. La convergenza visiva delle linee parallele della prospettiva.
5. la negazione delle regole prospettiche con l’introduzione della quarta dimensione
6. la tessitura o grana generata da segni e linee
7. l’ombreggiatura e la sfocatura
LE BASI DELLA COMPOSIZIONE NEL RENDER FOTOGRAFICO
Andiamo ora a vedere come possono essere riassunti gli aspetti da considerare nella produzione di un rendering fotografico e come trovano applicazione nella composizione delle immagini i diversi aspetti del linguaggio visuale.
1) Il focus: ovvero l’elemento o gli elementi di attenzione
2) La struttura: quali sono le regole compositive che governano l’immagine
3) Il bilanciamento: l’equilibrio della scena
Questi sono i tre fattori chiave da tenere in considerazione e che sono alla base della composizione fotografica.
1. IL FOCUS DEL RENDERING FOTOGRAFICO
E’ elemento principale sul quale cade l’attenzione dell’osservatore: l’oggetto o la situazione che deve trasmettere per primo il “sentiment” della scena realizzata. E per identificare questo elemento dobbiamo utilizzare in modo corretto spazio, colore, luce ovvero gli elementi che concorrono alla lettura dell’immagine.
Contrasto: ovvero l’importanza del chiaroscuro e del corretto apporto di luce nella scena. La sua funzione è quella di mettere in evidenza gli elementi funzionali al racconto. Nei rendering fotografico è importante dosare le zone in ombra e quelle in luce evitando demarcazioni troppo nette per evitare sia tempi di rendering troppo elevati che “rumore” nella grana dell’immagine.
Saturazione: il colore come segnale espressivo. Nei render fotografici il colore è fondamentale per gestire la varietà dei materiali presenti nella realtà. Il realismo necessita però di un utilizzo attento della saturazione: colori troppo accesi creeranno un effetto controproducente.
Geometria e Linee guida: la volontà di indurre l’occhio dell’osservatore a concentrarsi in un punto o a seguire un percorso. Nei render di interni geometrie e linee si costruiscono con le texture dei materiali, con l’allineamento dei mobili, con i colori in contrasto ed con effetti grafici.
Camera Focus: ovvero simulare con la profondità di campo la sfocatura della percezione visiva quando l’occhio si “concentra” sul punto di interesse. Nel nostro rendering fotografico utilizzeremo le proprietà di camera per gestire la profondità di campo.
2. LA STRUTTURA DEL RENDERING FOTOGRAFICO
In una fotografia, come in un render, la struttura riguarda la disposizione degli elementi in base a delle regole in grado di rendere più piacevole ed interessante l’immagine stessa. Riguarda tutta quella parte teorica della composizione legata al rapporto che esiste tra gli elementi nello spazio della scena: ad esempio la sezione aurea, la regola dei terzi, la prospettiva o la simmetria.
Una delle prime ed intuitive questioni relative alla struttura dell’immagine è l’ordine ed il disordine degli oggetti nella scena. Un’immagine con elementi ordinati sarà più piacevole e a livello compositivo più accettabile rispetto ad una disordinata, a patto che il tutto non risulti artefatto.
Troppo ordine rischia di diventare innaturale e cosi ad esempio la disposizione delle sedie intorno ad un tavolo sarà curata, con la giusta distanza degli schienali dallo stesso, ma non identica tra di loro al millimetro. Vediamo quali sono invece alcune delle regole che governano la struttura di un’immagine.
La regola dei terzi
La regola forse più conosciuta in fotografia è la regola dei terzi. Consiste nel dividere la scena in un reticolo 3×2 dove il soggetto da mettere in evidenza andrà a posizionarsi all’incrocio delle linee della griglia. E’ una antica regola compositiva che trova applicazione nell’arte, nella fotografia e nel cinema.
Ad esempio se osserviamo la fotografia seguente, i due soggetti “importanti” ovvero l’uccello e la nave sono posizionati sui punti di intersezione. La sfocatura sulla nave aiuta ovviamente l’occhio a concentrarsi sul soggetto in primo piano.
Le maggior parte delle macchine fotografiche implementa questa funzionalità sovrapponendo questa griglia immaginaria al “mirino” o al display LCD in modo da consentirci di “scattare” seguendo questa regola.
La stessa funzionalità la si può ritrovare nelle camere dei software di rendering come Cinema 4D. Inserendo una nuova camera ed attivandola (entriamo nella camera) procediamo nel Tab “composizione” e attiviamo l’opzione “Attiva auto composizione” selezionando poi la griglia compositiva che preferiamo.
In questo caso sceglieremo “Disegna griglia” e modificheremo la vista della camera seguendo “i punti focali”. Notate che abbiamo anche altre opzioni riferibili alle diverse regole compositive che vedremo a breve.
La sezione aurea
La regola matematica della sezione aurea è una delle più intriganti presenti sia in natura che nell’opera dell’uomo. La sezione aurea è un rapporto tra due numeri che dà come risultato il numero irrazionale 1,618033…. Questo numero, essendo veramente unico e particolare, prende il nome di Phi.
Come detto, il rapporto aureo è alla base di molte delle forme più armoniose della natura: un esempio noto è la sezione della conchiglia del nautilus, ma la ritroviamo anche nelle proporzioni dell’uovo, nella forma dei cicloni etc .
La sezione aurea è quindi un rapporto matematico che trova ragione nelle leggi fisiche che generano la materia e conforto artistico nelle proporzioni armoniose delle opere con essa costruite: un binomio uomo-natura che fa riferimento nella parola “aurea” all’antica denominazione di “divina proportione”.
La sezione aurea viene da sempre utilizzata nell’arte, in architettura e nel design con un duplice scopo: i rettangoli generati da questo rapporto dei lati sono più “belli” ed armoniosi, mentre nella composizione figurativa si utilizza la spirale per dirigere lo sguardo verso la zona più importante della scena.
Al di la delle applicazioni pratiche nella costruzione dei mobili e nell’interior design, anche nel rendering fotografico è possibile sfruttare il rapporto aureo per una migliore composizione dell’immagine. Come per la regola dei terzi anche l’opzione “Spirale aurea” è prevista nelle camere di Cinema 4D.
Il triangolo o piramide
In questa regola troviamo una formulazione compositiva dove abbiamo una gerarchia legata alla distribuzione degli oggetti nella scena compresi all’interno di un triangolo immaginario. Esiste una forma “stabile” ed una forma dinamica. Con la composizione triangolare stabile, chiamata anche composizione piramidale, c’è una disposizione simmetrica degli elementi.
Nell’immagine di destra abbiamo una composizione simmetrica e statica di un render interno. Nel rendering fotografico di sinistra, la composizione dinamica del triangolo ha invece una disposizione asimmetrica degli elementi: l’attenzione rimane sull’asse dell’immagine. In questo caso i fianchi della montagna creano un triangolo irregolare compensato dal leggero sbilanciamento verso destra della costruzione e dalla differenza di piani.
La simmetria
Probabilmente la più nota delle regole compositive è la regola della simmetria. La natura ha portato l’essere umano ad osservare forme minerali, vegetali e animali che rispettavano il principio della simmetria. Se pensiamo ad una mela tagliata in due, le parti si assomigliano, e sono simmetriche. Il suo utilizzo nelle arti crea delle immagini armoniche ed equilibrate, ecco perché è stata ampiamente utilizzata in pittura ed ovviamente in architettura. La simmetria negli interni è un elemento che richiama in noi un senso di tranquillità, sicurezza e armonia. Un ambiente simmetrico viene generalmente considerato un luogo ordinato, accogliente, pulito, elegante ma con un accezione un poco “borghese”.
Di contro, ogni simmetria si porta dietro un’impressione di fragilità e la debolezza è proprio nel senso di astrazione che si prova negli ambienti troppo “simmetrici”. Quindi, visto che il nostro intento sono i render fotorealistici, utilizzare in modo assoluto questa regola compositiva è molto rischioso.
Questo non vuol dire che non si possano tentare delle viste dove la disposizione degli arredi o dei complementi è perfettamente simmetrica, ma, come nella realtà dovremo stare attenti a non rendere tutto troppo artefatto. Un accorgimento è dosare gli elementi rispetto al piano di simmetria in modo che, ad esempio, solo gli elementi di attenzione siano perfettamente simmetrici mentre il restante arredo ha il compito di compensare il troppo “ordine”.
3. IL BILANCIAMENTO DEL RENDERING FOTOGRAFICO
L’ultimo aspetto da valutare dopo la parte riservata alla struttura, è il bilanciamento dell’immagine, ovvero verificare che il render fotografico che vogliamo ottenere abbia il giusto “peso” nelle diverse parti. Un caso molto semplice è quello nel quale l’elemento di attenzione è l’unico presente nella scena ed è disposto ai bordi della stessa. In questo caso l’immagine sbilanciata può essere riequilibrata inserendo oggetti in secondo piano che non distolgano il focus sull’oggetto principale.
Gli elementi che entrano in gioco per bilanciare le immagini
Le tecniche pratiche da adottare per compensare i pieni ed i vuoti nei render fanno riferimento alla parte teorica già affrontata per la parte relativa al focus delle immagini.
Dimensione
“Bigger is better” soprattutto se dobbiamo focalizzare l’attenzione su un elemento che può ripetersi nella scena. Per bilanciare un elemento oversize in primo o primissimo piano dobbiamo compensare con altri elementi di minori dimensioni distribuiti nelle altre zone della scena.
Contrasto
Per accentuare l’attenzione è possibile aumentare il contrasto in modo da veicolare l’attenzione sull’elemento che ci interessa. In questa immagine, la parete della montagna sulla destra anche se in primo piano non viene considerata dall’occhio che cade subito sulla figura del tempio in forte contrasto luminoso con l’ambiente circostante.
Saturazione
Il colore sottolinea e giustifica l’importanza di una zona del render volutamente sbilanciata rispetto alla restante parte buia dell’immagine.
Figura umana
La figura che si affaccia dalla balaustra in questo render di esterni, compensa il “peso” di informazioni visive provenienti dalla parte destra dell’immagine e cattura l’attenzione dello spettatore.
m.s.
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