COMUNICARE IL PROGETTO
In architettura l’utilità dei render 3D all’interno del processo di progettazione è sempre argomento di accese discussioni: da un lato abbiamo i puristi del disegno tecnico che guardano al render come ad una semplificazione del concetto stesso di progetto architettonico; dall’altro abbiamo chi ha fatto del rendering la propria ragione di vita tralasciando spesso la verità del contenuto rispetto alla forma.
Ma quale è il significato di rendering? I render sono immagini generate da software che interpretando le matematiche di scene tridimensionali, sono in grado di produrre rappresentazioni virtuali assimilabili alle fotografie.
La problematica principale è che, anche gli addetti ai lavori, confondono i processi di un progetto effettuato con un Cad 3D (software erroneamente identificato con il nome di BIM* come avevo descritto in questo articolo “Modelli e Rendering esterni“) con le immagini ottenute da un software dotato di un motore per il calcolo dei render.
E’ indubbio che i vantaggi derivanti dall’utilizzo di un Cad 3D strutturato per le funzionalità BIM come Allplan di Nemetschek ad esempio, siano molteplici: nel momento in cui si disegnano le piante in 2D, ad esempio, il software computa anche gli alzati e può calcolare i materiali impiegati, di fatto ottimizzando il tempo del progetto: successivamente è possibile, ad esempio, ottenere tutte le sezioni necessarie ed anche un computo metrico in modo automatico.
Altro vantaggio fondamentale dei software per la modellazione tridimensionale è che è possibile ovviamente visualizzare il modello del progetto sia dall’esterno che dall’interno. Lo spazio, componente fondamentale della progettazione, anche se virtuale, diventa fruibile e controllabile in fase progettuale. Il render architettonico è solo la punta dell’iceberg di un sistema ben più complesso.
Se invece consideriamo solo le immagini di rendering è necessario fare un doveroso distinguo: i render fotorealistici fini a se stessi non sono fondamentali nel percorso progettuale ma lo diventano nel momento in cui devo comunicare il progetto all’esterno dello studio, quando risulta decisivo comunicare il mio “pensiero” anche ai non addetti ai lavori.
Perché fare un render 3D?
Il mondo odierno ragiona ormai solo per immagini: lo sforzo richiesto per la lettura di un testo, figuriamoci di una pianta o di una sezione architettonica, è infinitamente superiore a quanto necessario per apprezzare un’immagine. Con i render 3D è possibile fornire alla committenza un’idea molto precisa dei materiali, degli arredi utilizzati, della luce naturale che entrerà nella nostra costruzione, degli accessori e dei complementi, o banalmente del corretto posizionamento dei corpi illuminanti.
A questo punto è lecito disquisire su quale tipologia di progetto render può essere utile alla comunicazione del progetto: come detto, ci sono render fotorealistici, render volumetrici o, ad esempio, render artistici giocati molto sulla postproduzione con i software di fotoritocco. Ogni studio di architettura, ad esempio, ha una sua particolare tecnica di rappresentazione che definisce non tanto la qualità del render 3D prodotto quanto la sua specificità emozionale.
Nell’arredamento degli interni il render fotorealistico è uno strumento fondamentale quando si ha la necessità di mostrare velocemente più opzioni nella scelta delle finiture possibili: nella stessa tavola si possono confrontare ad esempio differenti essenze del parquet utilizzato per un ambiente. Questo è possibile perché all’interno del progetto si saranno utilizzate le texture reali dei materiali ipotizzati per i pavimenti. Sarà possibile non solo mostrare la tipologia di legno utilizzata ma anche la diversa disposizione dei listelli (a doghe, a spina di pesce, a spina ungherese, italiana, francese etc.).
Quali sono i vantaggi dei render fotorealistici?
Un render realizzato con lo scopo di essere pubblicato su una rivista specializzata di visualizzazione grafica sarà difficilmente sostenibile, sia per i tempi di realizzazione che conseguentemente per il costo, da uno studio di piccole dimensioni che deve computare tale spesa all’interno dei costi di progetto. Il fotorealismo viene raggiunto con un adeguato numero di dettagli e con un uso sapiente dei materiali e delle fonti di illuminazione utilizzate nell’immagine. Realizzare un render con queste caratteristiche richiede del tempo: di conseguenza ci possono essere diversi livelli di aderenza alla realtà a seconda delle conoscenze e del tempo impiegati nel progetto. Quando parliamo quindi di realizzazione render fotorealistici, stiamo affrontando un argomento spinoso: un render sarà tanto più realistico quanto più sarà il tempo impiegato per la costruzione della scena 3D.
E’ pur vero che un eccessivo fotorealismo così come un’eccessiva postproduzione dell’immagine toglie al render la componente legata all’interpretazione della committenza: un eccessivo zelo nella rappresentazione dei particolari potrà indurre il cliente a credere che il progetto finito sia esattamente come visto nel render. Evitiamo quindi che, una volta ultimato il cantiere, la committenza si domandi del perché, ad esempio, le macchie naturali del cemento a vista non siano posizionate come nel render.
Un buon renderista deve necessariamente possedere anche la capacità di dosare la propria bravura in funzione del risultato che vuole ottenere: alcuni particolari è meglio lasciarli all’immaginazione.
A quali attività possono servire i render 3D?
Le immagini di render sono utili a tutte quelle attività che hanno a che fare con la comunicazione del progetto: dallo studio di architettura all’agenzia immobiliare, fino all’impresa che ha bisogno di pubblicizzare la propria attività. Sottoporre all’attenzione della committenza un disegno debitamente quotato ed una vista stampata e colorata con i pantoni o altra tecnica di rappresentazione visiva sarà senza alcun dubbio utile e assolutamente raccomandato, ma in un mondo dove l’immagine fotografica è ormai padrona dell’immaginario comune, produrre dei render fotorealistici sarà senza dubbio più convincente per una clientela meno avvezza a leggere dei disegni tradizionali.
Le tavole tecniche però devono mantenere una propria identità comunicativa: proprio perché siamo subissati da immagini di ogni tipo è necessario che anche queste offrano qualcosa in più alla comunicazione del progetto. In tal senso, come detto, un Bim, un software di rendering e il disegno a mano libera possono offrire sistemi di rappresentazione mista non-fotorealistica assolutamente coinvolgenti.
Questo non vuol dire che i render sostituiscano i disegni tecnici: il disegno è fondamentale per capire tutte le informazioni legate alla costruzione e d’altro canto il render è assolutamente inutile se “a monte” non esiste un progetto dettagliato con piante, prospetti e sezioni.
Il render non deve essere mera rappresentazione ma rispecchiare quanto è stato pensato in fase progettuale: nel disegno tecnico la linea rappresenta qualcosa ed è carica di informazioni che trovano corpo nel rendering.
Quante tipologie di render esistono?
Non esiste una classificazione univoca dei diversi tipi di rendering: è possibile distinguerli per conformità alla realtà, per la destinazione d’uso, se tali render siano riferiti agli interni o agli esterni di un edificio, se render di massima o relativi al progetto esecutivo.
Considerando la visualizzazione del progetto, nei render per architettura, si può affermare che render si possano suddividere in:
Render concettuali: in questi render lo spazio urbano è generalmente il momento di confronto; limitando la visualizzazione ai volumi architettonici è possibile concentrare la propria attenzione sul contesto per effettuare valutazioni legate, ad esempio, all’impatto del nuovo sul costruito.
Render fotorealistici: in queste immagini si cerca di visualizzare al meglio sia i materiali con i quali gli edifici sono costruiti, sia l’ambiente circostante nel quale sono inseriti. In questi render sono spesso presenti elementi di contorno non necessariamente pertinenti al progetto ma necessari per rendere più realistico l’insieme. In questo articolo dedicato ai rendering fotorealistici troverete alcuni spunti per come ottimizzare tale tecnica.
Render tecnici: sono utilizzati principalmente per visualizzare i diversi “layer” di costruzione del progetto: dagli impianti ai rivestimenti è possibile esplodere l’edificio in modo da evidenziare ogni singolo sotto-sistema. Molto utili quando è necessario confrontarsi con le diverse competenze dei professionisti del team progettuale.
Quali sono le componenti fondamentali per la realizzazione di render fotorealistici?
Il render è figlio legittimo dell’arte della fotografia: si realizza un render perché si desidera fare un salto temporale nel futuro; con la possibilità di cambiarlo. E’ una proiezione mentale del progettista che trova nel mezzo tecnico la possibilità di donare vita alle proprie idee attraverso la visualizzazione tridimensionale: nel render non si dovrebbero percepire quindi i limiti dell’aderenza alla realtà ma individuare le potenzialità espressive del mezzo stesso.
Per realizzare render fotorealistici non è sufficiente avere piena padronanza del software ma significa dotarsi di tutte quelle conoscenze che possono, e devono, supportare il processo creativo.
Così come il progetto deve avere basi culturali solide anche la sua visualizzazione non deve essere da meno; una componente fondamentale, come detto, è l’attinenza tra la visualizzazione architettonica e la fotografia. Il “taglio” dell’immagine, il suo punto di vista, è un elemento dal quale non si può prescindere: ecco perché è necessario avere buone conoscenze e riferimenti al mondo della fotografia in architettura. In questo articolo dedicato a come migliorare il rendering fotografico si affronta soprattutto la composizione dell’immagine.
E’ possibile far confluire i concetti tecnici della fotografia nel render: sebbene sia necessario saper dosare, ad esempio, profondità di campo ed effetti legati all’uso di obiettivi diversi, gestire la sfocatura e gli effetti speciali legati al tipo di pellicola usato è pur vero che ciò che conta davvero nella buona riuscita di un render 3D è il concept che si vuole realizzare. E’ il “pensiero” che travalica le conoscenze tecniche e che si impone come elemento di forte differenziazione rispetto agli altri.
Il processo creativo non deve essere limitato ma esaltato dal mezzo espressivo che si vuole utilizzare. Ecco perché, è necessario pianificare il render in ogni suo dettaglio, senza concedersi troppo alle improvvisazioni durante l’intero workflow di lavoro.
Per maggiori informazioni sul servizio di render offerto dallo studio visitate “Realizzazione render”
* Il BIM non è un solo un software, ma è un metodo per gestire processi progettuali, produttivi ed attività collaterali nell’ottica della digitalizzazione dei processi legati al mondo delle costruzioni.
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